Avevo fatto la brava dentro del possibile. Ma mi ero lasciata provocare, e mi ero abbandonata a braccia che mia mamma dice che sarebbero di completi sconosciuti, ma secondo me, conoscevo già troppo bene. Le conoscevo bene. Mi ero confusa di braccia e di labbra. Magari è quello. Non lo potremo mai sapere. Anzi, lo potrò sapere il giorno che possa tornare. Tanto sarà cambiato tutto, ma non sarà cambiato nulla.
Il mio volto non era cambiato, ma il mio nome è diventato quello che sarebbe uno scandalo per i miei: La viga, Annie, Annarella, Annina. La tosa. La nana. Nomi. Nomi. Nomi. Nomi che chiamano per una cattivissima angela che non poteva fare altro che lasciarsi andare.
Lo dicevano già i Mercanti di Liquore. Sotto all'inmondizia sta nascosta la magia. L'ipocrisia dei modisti che installano i loro negozi come se fossero dei Mc Donald's. Non saprei cosa sia peggio, ma mi viene da vomitare quando qualcuno mi chiede se a Milano ero finita per la moda. Odio la moda. Amo il caos milanese. Il caos milanese, e amo anche ai miei amici, anche se pazzi, e pervertiti, cercavano di guardare cosa c'era sotto alla minigonna della mia mente. C'è chi penserebbe che il mio cuore è là sotto. E se ne accorge che ho cambiato mutanda, ma non sentimenti. Allora, si stupisce come un animale.
Mi ricordo di quelle giornate in attesa per poter incontrare gente che purtroppo era incasinata. Peccato di non essermi trovata con Laura, per esempio, anche se probabilmente se ne sarebbe accorta di quanto sono matta. Magari sì. Oppure no. È difficile arrivare al fondo delle cose in una settimana di salti.
Perdermi per Milano. Mi perdevo. Allora dovevo chiedere a mila figure strane che correvano per prendere l'ultima metrò del giorno dov'era il Corso Vittorio Emanuele. Oppure dov'era via Lippi. Chi sà. Quello che contava era arrivare, arrivare da nessuna parte. Ma tutti correvano, solo una professoressa che andava con calma mi guidò un po' e mi diede anche retta. Galiziana? Bella sorpresa. Le era piaciuta tanto Santiago de Compostela. Dopo di aver fatto un disastro persa per le vie di Milano, mi avevano avvertita di non perdermi per seconda volta fino ad arrivare a Lambrate, perché avevano paura di che uscissi dalla città. Non sarei uscita dalla magia grigia. Addirittura l'ultimo giorno ho bagnato il letto di lacrime disperate perché non volevo uscire da Milano. Volevo imprigionarmi là, e non tornare alla mia città sull'oceano... e non dormire. Sentire il caos. Amare quel caos.
Imparavo ogni giorno qualcosa di nuovo. E ora ho imparato che devo tornare per dimostrare che sono la Annie, la Viga, la tosa, la nana. Sì, sono io. Anche se qualcuno mi dirà che non sono piu la stessa. Sono piu biricchina. Sono piu milanese.
Si vede che aver letto Pinketts mi ha fatto bene. Mi piacciono le lingue acute, ma ancora di piu le mani acute. Quelli che mi leggete spesso avrete notato che era da tanto che non riuscivo a scrivere qualcosa del genere. Era da tanto che non leggevo qualcosa di così complesso. Complesso come Pinketts. Magari è complesso perché è un semplice milanese. Ma un attento ispiratore. Questo post appunto, l'ho scritto grazie a lui. E grazie al mio prof, che me l'ha consigliato. Anche se quando mi chiederà di parlare del libro non so cosa potrò dire. Magari mi perderò in una giungla di parole che ho appena fatto in questo post.